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Vassallo Arguello, Darderi e l'Italia come destino

Il fenomeno degli italiani d'Argentina si ripresenta oggi grazie a giocatori come Luciano Darderi, o ancora come Facundo Juarez e Franco Agamenone. Ma non è certo una novità. Qualche anno fa, uno degli apripista fu Martin Vassallo Arguello, oggi tra i pilastri del Tennis Club Cagliari

04 maggio 2024

Federico Salomone (a sx) con Alberto Sanna (a dx), al centro Martin Vassallo Arguello con la locandina del Super Challenger Atp di Cagliari

Federico Salomone (a sx) con Alberto Sanna (a dx), al centro Martin Vassallo Arguello con la locandina del Super Challenger Atp di Cagliari

Italia e Argentina, un legame forte, soprattutto nel tennis. Lo possono testimoniare in tanti, tutti quelli che avendo radici un po' qui e un po' là, alla fine hanno optato per la soluzione di una base nello Stivale. Luogo di partenza per una carriera di successo. Il fenomeno si ripresenta oggi grazie a giocatori come Luciano Darderi, o ancora come Facundo Juarez e Franco Agamenone. Ma non è certo una novità. Qualche anno fa, uno degli apripista fu Martin Vassallo Arguello, oggi tra i pilastri del Tennis Club Cagliari. 

“Per prima cosa – spiega Martin, direttore tecnico della struttura – per me è stata una scelta di famiglia, presa con mia moglie. Lei è giornalista sportiva, io avevo avviato un percorso di lavoro nel tennis, arrivando a essere direttore generale della Federazione argentina, ma volevo entrare in contatto con il movimento europeo. Ho scelto l'Italia per le mie origini, perché tutta la mia famiglia ha passaporto italiano, e perché anche culturalmente mi sento italiano: volevo crescere e vedevo che negli ultimi anni in cui ero nel circuito, la Federazione italiana era già tra le più importanti al mondo, oggi è di sicuro la più importante in assoluto. Mi apre la possibilità di entrare in contatto con gente che ammiro, da Michelangelo Dell'Edera a Nicola Fantone, da Paolo Lorenzi a Filippo Volandri e Umberto Rianna, ma potrei citare tante altre persone”.

L'approdo a Cagliari, ugualmente, è sembrato un passaggio quasi naturale. “Mi ha conquistato Cagliari, perché prima di me c'era già un progetto: i dirigenti avevano deciso di portare il Tc Cagliari a diventare un grande circolo a 360 gradi, non solo un club storico, ma anche con una vita sociale e agonistica che cresce in tutti i suoi aspetti. L'idea era di far diventare questo luogo un punto di riferimento per tutti i ragazzi sardi, per allenarsi senza dover uscire dall'isola, ma la prossima sfida è di renderlo un punto di riferimento anche per altri, provenienti da fuori".

"Abbiamo tutte le figure professionali che servono: preparatori, fisioterapisti, nutrizionisti, tecnici: è una grande squadra che ha ambizioni di alto livello. Mi sono sempre trovato in sintonia con Lodovica Binaghi e la aiuterò per far crescere ulteriormente questo progetto. Cagliari città? Non immaginavo che fosse così bella: la qualità della vita è molto alta, e in generale è un luogo di sport, ideale per uno come me a cui piace correre e vivere il mare, all'aperto tutto l'anno”.

l sorteggio del tabellone principale del Sardegna Open. Da sinistra: Stephane Cretois (ATP supervisor), Martin Vassallo Arguello (direttore del torneo) e Massimo Morelli (ATP referee)

A impreziosire l'esperienza sarda, oggi, c'è questo Sardegna Open che è solo al suo secondo anno di vita ma che ormai rappresenta una certezza. “L'importanza del torneo, per noi, va vista sotto due aspetti. Il primo: all'interno del circolo è la punta della piramide e stimola tutti i progetti. Dal maestro a ogni altro che lavora qui, tutti abbiamo un ruolo e un obiettivo: vogliamo arrivare ad avere un giocatore cresciuto a Cagliari in questo torneo. Si tratta di una sfida bellissima a livello organizzativo, nella quale noi mettiamo il cuore. L'altro aspetto fondamentale è che sentiamo di collaborare in maniera fattiva con il movimento FITP e di essere parte del percorso, dando la possibilità agli italiani di prendersi punti importanti in casa. C'è chi deve riprendere fiducia, chi resta per allenarsi e preparare Roma, chi spinge per emergere ad alto livello: noi ci sentiamo una piccola parte di questo grande ingranaggio e proviamo a fare del nostro meglio”.

Il diritto di Luciano Darderi (foto Grana/FITP)

A proposito di italiani d'Argentina, oggi c'è Luciano Darderi che spinge forte sull'acceleratore per arrivare molto, molto in alto. “Darderi mi piace un sacco. L'avevo conosciuto in Argentina quando era piccolissimo, poi ho sentito suo padre (Luciano detto Gino, ndr) appena arrivato a Cagliari. E finalmente li ho conosciuti, ma con la sensazione di conoscerli da tutta la vita: Luciano è un bravo ragazzo, per bene, con dei bei valori, che si fa voler bene da tutti. Ha voluto conoscere la mia esperienza, mi ha chiesto consigli e noi stiamo pensando, se possibile, a come aiutarlo nel suo percorso quando farà base in Italia. Lui è ancora, per certi versi, all'inizio del suo percorso formativo, dunque ha margini di crescita significativi. Ma ci mette il cuore e una grinta enorme in campo, con una passione impressionante. Durante il torneo è quello che abbiamo visto più impegnato, da mattina a sera, in palestra e in campo, dove trovava spazio. Non sta pensando a vincere solo oggi ma a migliorarsi per il futuro”.

Ma c'è differenza, oggi, fra gli argentini doc (Coria, Navone, Baez) e gli italiani d'Argentina? “Dipende da dove sono stati formati. Però non vedo enormi differenze perché gli uni e gli altri sono ormai giocatori universali, spesso capaci di esprimersi bene su più superfici. Luciano, alla scuola di suo padre, è cresciuto legato al volume di gioco e alla grinta, oltre che alla tecnica, ma lo stesso possono fare quelli che sono nati e cresciuti in Italia. In Argentina non si può riconoscere una vera scuola, come può essere quella australiana o quella inglese. Ma c'è un aspetto determinante che è la chiave per capire il fenomeno: gli argentini quello che fanno lo fanno da soli, con sforzi personali, e ognuno fa la sua strada. Qui in Italia c'è la rete della Federazione che permette di arrivare in alto prima, meglio allenati e con più professionisti che ti aiutano a migliorare”.


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